Bambini con difficoltà scolastiche
Bambini con difficoltà a scuola, che ruolo ha la famiglia?
La scuola è iniziata da poco, per molti bambini e per le loro famiglie già si parla di difficoltà scolastiche, si parla di BES. Ma cosa vuol dire BES? Vuol dire Bisogni Educativi Speciali e riguarda tutti quei bambini che hanno difficoltà negli apprendimenti per i quali la scuola si deve organizzare per utilizzare una didattica utile a ciascun bambino che si può definire BES.
La normativa che regola in che modo la scuola deve intervenire è recente, ma l’attenzione ai bambini in difficoltà è storica. Non sempre il dialogo è semplice, vuoi per scarsa conoscenza della normativa, vuoi per pregiudizi verso “l’etichetta BES”, i genitori possono reagire nei seguenti modi:
- genitori disattenti e disinteressati a ciò che accade a scuola, l’importante è che i figli rimangano più tempo possibile fuori casa (purtroppo questi genitori esistono);
- genitori che pretendono dei vantaggi rispetto agli obiettivi e agli impegni richiesti al figlio perché “poverino” il piccolo ha delle difficoltà e non deve soffrire oltre;
- genitori interessati principalmente agli aspetti sociali, alla relazione con i compagni e poco a ciò che può apprendere il proprio figlio a scuola;
- genitori che pretendono di insegnare agli insegnanti e che arrivano con un piano redatto da loro, da attuare sotto la loro diretta supervisione.
Non è chiesto ad un genitore di essere l’esperto della didattica, quello è il compito degli insegnanti. Non è chiesto di essere l’esperto del problema del figlio, quello è il compito dello specialista. Allora qual’è il compito del genitore. Assicurarsi che l’esperienza del figlio a scuola sia un’esperienza di crescita.
Avere Bisogni Educativi Speciali non significa obbligatoriamente avere una diagnosi medica e/o psicologica, ma essere in una situazione di difficoltà e ricorrere ad un intervento mirato, personalizzato. Fa riferimento ad un panorama di bisogni molto ampio, non si riferisce solo a cause specifiche e indica che il bisogno o i bisogni non sono stabili nel tempo, ma possono venire meno o essere superati.
Gli alunni che mostrano di avere Bisogni Educativi Speciali non sono solo quelli in possesso di una certificazione (il 2-3%), ma sono molti di più (10-15%), ed in particolare tutti quelli che necessitano come i primi di attenzione e spesso di interventi mirati.
Nelle scuole abitano sia alunni con Bisogni Educativi Speciali con diagnosi psicologica e/o medica e alunni con Bisogni Educativi Speciali senza diagnosi. Proviamo ad approfondire questo tema per comprenderlo meglio e per avere tale situazione maggiormente sotto controllo.
Nel primo caso le categorie diagnostiche fanno riferimento al DSM-IV e all’ICD-10. Vi rientrano il ritardo mentale, i disturbi generalizzati dello sviluppo, il disturbo artistico, i disturbi dell’apprendimento, i disturbi di sviluppo della lettura, i disturbi di sviluppo del calcolo, i disturbi di sviluppo dell’espressione scritta, i disturbi di sviluppo dell’articolazione della parola, i disturbi di sviluppo del linguaggio espressivo, i disturbi di sviluppo nella comprensione del linguaggio, i disturbi del comportamento, i disturbi da deficit di attenzione e iperattività, i disturbi della condotta, il disturbo oppositivo-provocatorio e infine vi sono le patologie che riguardano la motricità, quelle sensoriali, neurologiche o riferibili ad altri disturbi organici.
Nel secondo caso, invece, rientrano tutti quegli alunni che non corrispondono perfettamente ai parametri appena citati, perché la loro situazione pare meno netta e più sfumata. Questa tipologia di alunni è però presente e abita la scuola anche in modo piuttosto considerevole.
Un bambino che ha difficoltà negli apprendimenti è a rischio di vivere la scuola come un luogo di costrizione, di dolore causato dal fallimento e dalla frustrazione di non riuscire come gli altri. La scuola è l’occasione che ha per crescere ed è importante che sia sempre sostenuta la voglia di imparare, soprattutto quando si progetta un percorso individualizzato.
La prova del successo di un’esperienza scolastica è quando il bambino esce di casa felice di andare a scuola, per incontrare i compagni, le insegnanti e imparare e crescere, nonostante le sue difficoltà. Il principio che sottende la normativa riguardante gli alunni con bisogni educativi speciali è che si può apprendere sempre, si può crescere nonostante le difficoltà.
Credo che sia importante ridefinire ruoli e competenze, altrimenti tra scuola e famiglia si rischia lo scontro e chi ne farà le spese sarà sicuramente l’alunno. E se pensiamo che da soli non ci riusciamo facciamoci aiutare, i nostri figli lo meritano!
Dott.ssa Maria A. Romano