Bigenitorialità – Separazione coniugale non vuol dire separazione genitoriale
Il diritto/dovere alla bigenitorialità
Separazione coniugale non vuol dire separazione genitoriale, il legame con i figli è l’unico rapporto “finchè morte non vi separi”
Quando due persone decidono di separarsi in modo intelligente possono ricorrere alla mediazione familiare, valido strumento per prendere accordi in modo non conflittuale nell’interesse degli ex coniugi e per la tutela dei figli, facendo in modo, durante il percorso, di non confondere il vissuto come coniuge con quello di genitore. A cosa serve? Per arrivare a cosa? All’esercizio della bigenitorialità.
Cosa è la bigenitorialità? Perchè è così importante parlarne?
Di seguito alcuni spunti da tre punti di vista differenti per facilitarne la comprensione e di seguito praticarla:
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Dal punto di vista legislativo
la nostra Costituzione all’art. 30 stabilisce che “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità”.
Il nuovo articolo 155 c.c., nel ribadire il diritto del figlio minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori e di ricevere da entrambi cura, educazione ed istruzione, conferma il criterio guida che il giudice deve seguire nell’adottare i provvedimenti relativi alla prole, ossia, ancora una volta, l’interesse morale e materiale di essa.
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Dal punto di vista psicologico
la presenza effettiva ed affettiva del papà e della mamma garantisce che il/la figlio/a si confronti con due diverse modalità di approccio alla realtà: la modalità maschile e la modalità femminile.
La complementarietà dei due approcci fa si che siano entrambi importanti alla pari per una crescita sana e armonica. È un dato certo che, nonostante vi siano molte affinità psicologiche tra figlio e genitore dello stesso sesso, la presenza del genitore del sesso opposto può fare da equilibratore e arricchire notevolmente il “corredo” comportamentale innato (cioè quello dettato dal dato biologico) del/della figlio/a.
Non è quindi pensabile che le due figure siano prioritarie l’una rispetto all’altra (eccetto quella fase di vita in cui l’accudimento è forzatamente della mamma), ma piuttosto complementari. -
Dal punto di vista pedagogico
vi sono motivazioni inerenti allo stile educativo adottato da ciascun genitore che, per quanto sia condiviso con l’altro, è realizzato nella pratica in modo diverso: tendenzialmente più emotivo e empatico per la mamma, tendenzialmente più pratico e razionale per il papà.
Anche questo può essere arricchente per il/la figlio/a poiché può verificare che la stessa intenzione può essere coniugata e declinata nonché applicata con sfumature ed attenzioni diverse, ma comunque orientate al medesimo scopo. Inoltre la parola educare significa aiutare la persona a sviluppare le proprie potenzialità e ad attivare le proprie risorse personali, la figura materna (femminile) e la figura paterna (maschile) lo realizzano in modo diverso; sul figlio/a questa diversità non è problematica qualora non sia “trasmessa” dal singolo genitore in modo svalutante ed espulsivo rispetto all’altro genitore. A conferma che è il messaggio e l’onda emotiva trasversale alle parole e alle azioni che possono “rovinare” l’opera educativa nei confronti di un figlio, non solo ciò che si fa o si dice.
Il legame madre-figlio e il legame padre-figlio indicano che l’amore profondo e infinito per un figlio sia legato non esclusivamente al riconoscimento giuridico o biologico della maternità o paternità, quanto piuttosto all’attenzione, alla presenza, alla cura, all’empatia, qualità egualmente rintracciabili nelle donne e negli uomini, quindi nelle madri quanto nei padri.
Tutto questo è bigenitorialità e la sostanzia di “buoni motivi” per essere scelta, adottata e praticata nella vita di tutti i giorni, anche a costo di sacrifici sul piano economico, emotivo, lavorativo, personale.
Ogni genitore che si separa prova un grande rammarico e profonde preoccupazioni, spesso la stima verso l’altro, non solo come coniuge ma anche come genitore, non esiste più; lasciare lo spazio affinché il figlio generi dentro di sé e sperimenti l’essere figlio di entrambi i suoi genitori si rivela per molti genitori un passo eroico che si può fare.
La mediazione può essere un valido aiuto per recuperare il senso dell’essere genitori a prescindere dalla propria esperienza di coppia.
Buona bigenitorialità a tutti!
Dott.ssa Maria A. Romano