La felicita’ ci appartiene
Bulimia, anoressia e autolesionismo. Quanto spesso se ne sente parlare? Poco, abbastanza, molto. Che importanza ha? La maggior parte delle volte sembra quasi che l’intento degli interlocutori si concretizzi soltanto nel trasferire a noi uditori dati diagnostici sul problema e non, badate bene, nel predisporci alla creazione di un legame empatico con chi soffre di questi disturbi.
Abbiamo bisogno di un confronto diretto con chi ha fatto del proprio lavoro la ricerca della felicità perduta di molte persone, con qualcuno che tocca con mano ogni giorno la sofferenza e che, sicuramente, sà introdurci in una realtà molto sensibile come questa. Avendo acquisito tale stato di cose, dunque, i nostri rappresentanti hanno predisposto affinché la nostra ultima assemblea fosse totalmente orientata in questa direzione.
La Dott.ssa Maria A. Romano, cui vanno i nostri più sinceri ringraziamenti, ha deciso di accogliere il nostro invito, coadiuvandoci nella realizzazione di questo nostro proposito. Dopo una breve incursione sulle priorità dell’associazione “La Giostra dei Colori” di cui la Dottoressa è Presidente (prima tra tutte lo sviluppo dei bambini in età evolutiva), ella ha condotto l’assemblea verso il centro nevralgico della disquisizione.
Le emozioni, come le esperienze positive e negative, ha affermato, condizionano il nostro processo di sviluppo e a volte possono determinare disagi nell’area dell’apprendimento e del comportamento. Siamo in balia dell’incessante fermento emotivo prodotto dagli stereotipi culturali che popolano i mezzi di diffusione delle informazioni e, volente e nolente, l’emulazione dei modelli è spesso qualcosa che ci appartiene. Riceviamo stimoli contraddittori dalle pubblicità e non ce ne accorgiamo, come per esempio l’ideale immagine corporea (magra, essenziale e tonica) e nello stesso tempo il consumo di snacks e pasti pronti (promotori di una condizione di sovrappeso). A loro, grandi industriali, interessa promuovere e vendere il loro prodotto, a noi, consumatori, operare una selezione di queste proposte con criticità e senso di responsabilità.
Nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare prendono posto quindi l’anoressia e la bulimia. Benché queste condividano la stessa morbosa paura di diventare grassi e di essere sovrappeso, si differenziano nel loro approccio a questo genere di stimolo. La prima è caratterizzata da una restrizione dell’alimentazione, la seconda da abbuffate compulsive seguite da tentativi di rigettare fuori il cibo ingerito. Chi si trova in questa delicata situazione soffre spesso di depressione, ansia, irritabilità e labilità emotiva, e il digiuno cui si costringe implica anche delle notevoli modificazioni fisiche, come disturbi del sonno, debolezza, disturbi gastrointestinali e ipersensibilità alla luce e al rumore.
Di qui è sorto un interrogativo: possono i disturbi del comportamento alimentare essere considerati atti autolesionistici? Per certi aspetti sì. Inteso come necessità di trasferire sul corpo un dolore, l’autolesionismo vuole interrompere un flusso di pensieri o di emozioni negative, concentrando l’attenzione sul male fisico.
E’ stata un’esperienza positiva, costruttiva e molto edificante per noi studenti e, questa volta, siamo indubbiamente stati messi nelle condizioni di conoscere queste verità e i sentimenti di coloro che soffrono di questi mali. Abbiamo compreso che, come per ogni problema, le strade che conducono alla soluzione passano tutte per quella della consapevolezza, dell’autostima e della forza di volontà, ma spesso è opportuno che ci si guardi intorno per trovare, chissà, qualcuno che ha bisogno di noi, che soffoca nel silenzioso tentativo di chiedere aiuto, cui prestare la nostra presenza, la nostra comprensione, il nostro calore umano per ricondurlo sulla via che avrà il sapore della felicità di ogni singolo giorno…
Marco Campagna, IV A