PROGETTO AUTISMO IN CO-PROGETTAZIONE E CO-GESTIONE CON LE UONPI DI ANZIO E POMEZIA
Si avvia alla conclusione il 1° semestre del progetto Autismo svolto in Co-Progettazione e poi in Co-Gestione con le UONPI di Anzio – Pomezia e l’Associazione La Giostra dei Colori.
Ideatori e referenti del progetto sono la Dott.ssa Diana Di Pietro Neuropsichiatria Infantile e la Dott.ssa Carla Casale Educatore Professionale Psicologa dello Sviluppo che operano all’interno della UONPI di Anzio, la collaborazione della cooperativa Elma che ha cogestito il progetto con l’ausilio dell’Associazione La Giostra dei Colori. Il coordinamento a cura della Dottoressa Maria Romano, gli interventi specialistici con le famiglie a cura della Dott.ssa Stefania Raguso e i vari operatori specializzati che hanno lavorato con i bambini.
Il progetto dei PTRI realizzato all’interno del Servizio Materno-Infantile UONPI Anzio risponde all’innovazione dell’utilizzo dei Budget di Salute come strumento innovativo in grado di potenziare ed implementare modalità organizzative e pratiche di integrazione socio-sanitaria che basano sulle seguenti premesse:
- necessità di realizzare progetti sempre più personalizzati con risposte adeguate alle problematiche specifiche della situazione trattata ponendo al centro i bisogni della persona;
- necessità di garantire una effettiva integrazione con tutti i soggetti della rete dei servizi con il fine di fornire un risposta tempestiva, globale e definita nel tempo;
- necessità di lavorare per sostenere la domiciliarità e il lavoro di cura delle famiglie valorizzando come risorsa dei servizi la partecipazione delle Associazioni, del privato sociale ed imprenditoriale;
- necessità di lavorare per evitare la cronicità
Il progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato viene centrato sulla domanda della persona e sulla valutazione dei suoi bisogni, abilità e competenze, anziché sull’offerta di servizi, tenendo conto della specificità di ognuno e condiviso con i suoi familiari e, quando è appropriato, con altri soggetti significativi del territorio coinvolti nella realizzazione del progetto (la scuola), va ad integrare il progetto di trattamento e cura con interventi nelle aree di vita che costituiscono i principali determinanti sociali di salute: istruzione, socialità e affettività.
Sono stati individuati all’interno del Servizio UONPI gli utenti che potevano trarre benefici a lungo termine e non solo in un intervento isolato, gli utenti in questo caso sono i bambini con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico in prima diagnosi e in età prescolare insieme alle loro famiglie con l’ottica di coinvolgere anche la scuola dell’infanzia che non si deve limitare ai GLH operativi.
Descrizione dell’intervento
I disturbi dello spettro autistico sono molto più frequenti rispetto al passato e, attualmente, sono aumentate le conoscenze e le ricerche su questa patologia: ciò ha favorito una migliore individuazione dei soggetti a rischio in età precoce da parte dei clinici e una maggiore sensibilizzazione di genitori ed insegnanti a porre attenzione ad alcuni specifici problemi legati allo sviluppo del bambino.
Il modello organizzativo dell’intervento sull’autismo intende far fronte ad un bisogno clinico e riabilitativo emergente in considerazione della gravità, pervasività e cronicità dei disturbi dello spettro autistico, che determinano – nei bambini che non hanno ricevuto adeguato trattamento – una sequela di conseguenze che, nei casi più gravi, comporta isolamento e mancata inclusione sociale.
Il nuovo percorso adottato prevede interventi con un’ intensità decrescente dal momento della diagnosi fino all’ingresso nella scuola primaria: gli interventi sono basati sul trattamento di tipo evolutivo utilizzando le metodologie derivanti dal modello Denver.
Queste metodologie sono quelle che hanno dimostrato una buona efficacia e rispetto della dinamiche evolutive confermate da recentissime ricerche internazionali.
Il modello prevede la presenza “in box” di genitori e di operatori della scuola dell’infanzia, per trasferire alle figure maggiormente a contatto con il bambino le competenze necessarie che ne facilitino la positiva evoluzione.
Se si considera che è la prima esperienza svolta in sinergia con le ASL e il Terzo Settore, si può affermare che il progetto così concepito risulta efficace, da parte delle famiglie il consenso è unanime dovuto alla particolarità dell’intervento, il loro coinvolgimento dentro la stanza della terapia dove partecipano con un ruolo attivo gli ha permesso di poter pensare che c’è un futuro di sviluppo per i propri figli e a non sentirsi abbandonati.
La partecipazione, al momento attuale, assidua e collaborante, per molti è stata una scoperta del loro essere genitori di bambini speciali riuscendo anche a parlare delle loro emozioni in un’ottica che non è quella della rassegnazione davanti al disturbo del figlio ma di speranza.
Dott.ssa Maria A. Romano